Tanti episodi affiorano, pensando a Mauro.
Ad appena quattro anni inizia a leggere, guardando un programma televisivo; a sette scarica figurine della Panini da un camion, per comprare la canna da pesca con i primi guadagni; a dodici, si reca di sua iniziativa in Clinica Odontoiatrica, per curare i denti.
Mauro desidera crescere in fretta ed emulare Roberto, suo fratello, maggiore di sei anni.
A Rimini, nell’estate dei tredici, vive la prima avventura, con una ragazza straniera più grande; cresce in fretta, anche di statura, fino a raggiungere un metro e ottantotto.
A 19 anni è nell’animazione di un Club Mediterranée, in Puglia, dove la sua prorompente giovinezza gli regala i primi successi in amore.
E’ affascinante, curioso e intelligente, determinato nel cogliere le bellezze della vita e nel farsi strada.
Si iscrive alla Facoltà di Medicina e il primo giorno di università incontra la fidanzatina, con la quale dividerà la facoltà; trova un lavoro part-time in una sala corse, per pagarsi gli studi ed essere indipendente. Poi il servizio militare e la laurea, ottenuta con 110 e lode.
“E’ ben plantado” penso, osservandolo al nostro primo incontro.
Da quasi due anni ha aperto uno studio odontoiatrico insieme al fratello, anche grazie al contributo dei genitori e di una tata: lavora sodo, è sostenuto da famiglia, amici e conoscenti, che con entusiasmo si affidano allo studio appena aperto.
Mauro si aggiorna costantemente, frequentando la Clinica Universitaria, dove è stimato da colleghi e studenti: crede in un approccio accogliente verso i pazienti, ascoltandoli e supportandoli nelle esigenze. La sua empatia, disponibilità e competenza ispirano autorevolezza e fiducia.
Fa un esperienza di volontariato in Kenya, poi nel sud del Madagascar, formando persone che possano offrire i primi soccorsi odontoiatrici nei casi di necessità; sono zone poverissime, senza alcuna struttura sanitaria, che dipendono totalmente dai volontari.
Scegliamo un’adozione a distanza, in India. Vivilla, una bambina, nel tempo si diploma come infermiera specializzata, si sposa e diventa madre; Nandù, suo fratello, dopo aver terminato le scuole superiori studia Medicina.
Nel 2007 Mauro è colpito da un tumore al polmone, che lo costringe ad operarsi in fretta: le probabilità di sopravvivenza sono al 50%. È stato il fumo.
Per asportare la consistente massa tumorale, alcuni nervi vengono lesi, limitando la mobilità della mano destra e del braccio. Con tenacia, forza di volontà ed estrema determinazione, acquisisce proprietà mancina e si dedica alla riabilitazione. A fine settembre riprende a lavorare: io sono la prima paziente di un riuscitissimo impianto.
L’estate di quell’anno è una panacea, nella nostra casa alle Isole Tremiti.
E’ ancora vivo il ricordo del pomeriggio in cui viene operato. E’ una giornata di sole, oltre la strada c’è un piccolo prato e alcune ragazze indiane, dai coloratissimi sari. Mauro termina l’operazione al volgere della sera: secondo la legge italiana, senza il permesso di Roberto non potrei vederlo. Una compagna è come un’estranea.
Ci sposiamo il 21 agosto 2008, a Nadi nelle Isole Fiji: l’ufficiale di stato civile è un gigante color cioccolato, dai capelli crespi, con viso sorridente, enfatico e solenne, come un attore shakespeariano. Due testimoni, un’indù minuta e una nativa imponente.
Mauro indossa un vestito indiano di seta bianca; io ho un tubino, vivace ed ingualcibile. Siamo felici. Un piccolo rinfresco in municipio, un ristorantino cinese e il tour di Viti Levu, l’isola principale. A bordo dell’unico traghettino esistente, giriamo l’arcipelago. Visitiamo anche Tonga: è proprio un viaggio indimenticabile. Navigando, una tromba d’aria ci insegue, per poi disperdersi altrove.
Ci siamo conosciuti nel 1985 in osteria, ad una grande tavolata per il compleanno di un’amica comune: è stato il classico colpo di fulmine. Dopo tre giorni abbiamo iniziato a frequentarci.
Il nostro percorso di vita insieme, durato trentaquattro anni, si è interrotto tragicamente il 23 febbraio 2019, in Benin. Il mio compagno di danza, mio marito, se ne è andato sulla strada rossa del Pendjari.
Lo schianto sulla pietra, senza possibilità di soccorsi, e quattro ore di affannosa corsa verso l’ospedale. L’Africa, scarna e senza strutture, se lo è preso.
Sessant’anni anni, un uomo bello, forte, generoso, raffinato, sensibile, sempre prodigo di sé verso tutti e tutto, che viveva come musica nella musica, poeta della vita e della pietas.
Le sol c’est couchè. Al suo funerale sono venute milleduecento persone.
Abbiamo viaggiato in tutto il mondo, in un tesoro di ricordi.
Eravamo veramente affini ed è una perdita immane: con lui mi sentivo invincibile… in un soffio di tempo è finito tutto.
Doriana